Nel cuore dei Castelli di Jesi, su due versanti opposti, la proprietà di Pievalta si estende per 40 ettari circa, coltivati tra Verdicchio e Montepulciano in agricoltura biologica e biodinamica. Un territorio, quello dell’Esino, dove la cultura vitivinicola mista a quella storica, artistica e gastronomica profuma un po’ di mare, un po’ di collina e un po’ di montagna.

Vigne e viticoltura biodinamica di Pievalta
Pievalta prende il suo nome dalla piccola pieve posta all’ingresso della proprietà. Silvano Brescianini, CEO di Barone Pizzini, capitò qui in cerca di vigneti da acquistare e accorgendosi dell’enorme potenzialità di questo territorio per la produzione di vino di ottima qualità, decise di dar vita al progetto marchigiano su idea franciacortina.
Quando siamo andati a trovarli recentemente, i titolari Silvia Loschi e suo marito Alessandro Fenino erano intenti nella cura minuziosa della vigna utilizzando tecniche di viticoltura biodinamica quali: l’utilizzo di sovesci di leguminose, rotazioni, corni, preparato 500 e 501, difesa fitosanitaria, e l’uso di sostanze solo naturali fino alla cantina assieme all’utilizzo di contenitori di cemento restaurato e botti grandi di legno, lavorando in sottrazione.
Gli ettari di Pievalta, che poggiano sulle colline dei Castelli di Jesi, un tempo fondale del Mar Adriatico con più di 5 milioni di anni, si estendono su due opposti versanti della valle esina. Questi suoli e microclimi diversificati danno vita a vini dalle caratteristiche differenti.
- A Maiolati Spontini sul Monte Schiavo nella riva sinistra dell’Esino i terreni sono argillosi-calcarei, caratteristiche che conferiscono ai vini sensazioni minerali e fresche. Qui si trova anche la sede della cantina.
- Il colle che divide San Paolo di Jesi da Cupramontana è un po’ iperbolicamente chiamato “Monte” Follonica, per la sua cima sferica puntellata da querce e ginestre. Qui, sulla riva destra dell’Esino c’è la “Vigna San Paolo” posta ad un’altitudine più elevata rispetto alle altre zone e con forti pendenze da cui si vede il mare e sulla cui sommità si trova una torre di avvistamento longobarda che testimonia l’esistenza medievale del “Castrum Follonice”. Qui si coltivano 5,30 ettari di Verdicchio. Essendo posta ad un’altitudine più elevata rispetto alle altre zone, questa vigna è considerata un’area di elezione per il Verdicchio da cui viene prodotta la Riserva.
Le altre due zone sono state acquisite più recentemente:
- A Cupramontana, considerata capitale del Verdicchio, sorge il nuovo impianto realizzato nel 2019-2020. Qui vengono coltivati 6,3 ettari di Verdicchio caratterizzati da forti pendenze.
- A Montecarotto in contrada Busche, si trovano 4,4 ettari.

San Paolo: miglior vino bianco 2023 secondo il Gambero Rosso
Dopo l’interessante visita dei vigneti e dell’azienda abbiamo potuto assaggiare i loro vini, tra cui il miglior vino bianco d’Italia 2023 secondo Gambero Rosso: il Castelli di Jesi Verdicchio Riserva docg San Paolo 2019. Il riconoscimento di una delle più importanti riviste del settore è stato celebrato a Roma con una verticale di San Paolo, che ha preso il via dalla 2006.Questo vino incredibile svolge un affinamento di 21 mesi in acciaio, cemento e botte grande e prima di essere commercializzato ne fa altri 6 in bottiglia. Un vino strutturato, elegante, complesso con durezze e morbidezze ben equilibrate, dotato di una bella sapidità ed una notevole persistenza. In un’unica parola? Armonioso.
Abbiamo assaggiato anche il Perlugo: un interessante Metodo Classico con 24 mesi di rifermentazione in bottiglia proveniente da uve Verdicchio. Uno spumante di grande personalità, non dosato, dedicato ad Ugo, una delle persone che ha creduto fortemente in Pievalta e un omaggio alla Barone Pizzini ed alla sua storica tradizione spumantistica.
La degustazione è continuata con i Castelli di Jesi doc Classico Superiore: Tre Ripe e Dominè. Entrambi sono sembrati fruttati, floreali e dotati di una bellissima freschezza e sapidità. Infine abbiamo assaggiato anche il Campo del Noce: l’unico vino da uve Montepulciano. La coltivazione del Montepulciano a Pievalta rappresenta un puntino rosso in mezzo alla coltivazione di Verdicchio, ma che con il suo corpo, la sua struttura e il suo tannino graffiante trova il suo giusto spazio nella gamma di Pievalta.
Il territorio dei Castelli di Jesi rappresenta un luogo della cui vocazione vinicola già scrisse, nel 1970, Mario Soldati nel suo “Vino al vino” quando degustando un vino bianco della zona lo definì così buono da affermare: “non c’è, nemmeno, Chablis che tenga. Siamo in presenza di un prodigio”.

